DOTT. GEOLOGO EGIDIO DE MARON – DOTT. GEOLOGO FRANCESCO POZZA
4 - ANALISI DELLA PERICOLOSITA’ 4.1 - Quadro generale delle ipotesi di pericolo 4.1.1 - Premessa
In questo capitolo sarà trattato l’argomento relativo alla “ANALISI DELLA PERICOLOSITA’ ” che
prevede una verifica del territorio in funzione della sua vulnerabilità in rapporto alle potenzialità di pericolo presente per la popolazione e le infrastrutture.
Per pericolosità si intendono tutte quelle situazioni e/o condizioni particolari legate a fenomeni
naturali (morfologia territoriale - eventi eccezionali, ecc.) o provocati dall’uomo (incidenti dolosi e non) che possono interagire con l’ambito urbano e non.
L’individuazione delle aree pericolose è una componente fondamentale per la redazione del Piano di
Emergenza, questo si sviluppa mediante una preliminare analisi di pericolositàterritoriale e successivamente all’allestimento dei possibili scenari di rischio.
In particolare l’analisi della pericolosità sul territorio ricompresso nella ZONA 3 è stata sviluppata con
informazioni derivanti da documentazione disponibile sia a livello comunale che sovracomunale nonché da informazioni assunte direttamente in loco attraverso interviste agli amministratori e dall’Uff. Tecnico.
Per quanto concerne la documentazione disponibile si è fatto riferimento ai seguenti documenti a cui si
rimanda per maggiori chiarimenti tecnici: DOCUMENTI DI PIANIFICAZIONE A LIVELLO COMUNALE
Diversi Comuni risultano dotati dello Studio Geologico Comunale conforme alla L.R. n. 12/2005 oppure
conforme alla L.R. 41/97 da cui è stato possibile estrapolare alcune condizioni di pericolosità idrogeologica sostanzialmente ricollegabili alle caratteristiche geologiche, geomorfologiche ed idrauliche.
In particolare, di tutta la documentazione disponibile, in fase di analisi della pericolosità locale ci si è
avvalsi dei contenuti grafici delle “Carte di Sintesi” e della “Carta del dissesto con legenda uniformata a quella del PAI” nonché della documentazione bibliografia a corredo e presente nella relazione generale.
DOCUMENTI DI PIANIFICAZIONE A LIVELLO PROVINCIALE
Per quanto riguarda il confronto con il Piano di Emergenza a livello provinciale si precisa che a
tutt’oggi la Provincia di Lecco ha provveduto alla redazione dei seguenti documenti:
• “Programma Provinciale di Previsione Prevenzione nella Provincia di Lecco” (anno 2000 e s.m.i.,
redatto ai sensi della D.G.R. n. 36805 del 12.6.98);
• “Piano di Emergenza Provinciale di Protezione Civile” (approvato dal Consiglio Provinciale in data
22.12.2003 – ultimo aggiornamento 2005);
• “Studi specialistici di supporto al Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione e Piano di Emergenza Provinciale: Rischio Idraulico – Viabilistico – Idrogeologico – Connesso alla fruizione del lago – Rischio Industriale” che costituiscono il secondo livello del Piano di Previsione e Prevenzione. Questi studi specialistici hanno lo scopo di definire possibili scenari connessi all’evoluzione dei fenomeni nelle zone di maggior interesse provinciale, integrando i dati e le informazioni raccolte nel documento del 1° Livello con indicazioni sulle pr iorità degli interventi di manutenzione sul territorio.
• Studi specialistici del Settore Viabilità e Protezione Civile relativi a : “Schema della rete” - “Limiti di massa e sagoma” – “Tratte sensibili per neve” – “Ponti e attraversamenti idraulici” – “Attività antropica” – “P.E.P. Idrogeologico”.
PIANO DI EMERGENZA INTERCOMUNALE - ZONA 3
DOTT. GEOLOGO EGIDIO DE MARON – DOTT. GEOLOGO FRANCESCO POZZA
DOCUMENTI DI PIANIFICAZIONE A LIVELLO REGIONALE
A livel o normativo regionale, in materia di Protezione Civile, si fa riferimento:
• 1° Programma Regionale di Previsione e Prevenzione di Protezione Civile” (anno 1998 ) dala Regione Lombardia
– Direzione Generale Opere pubbliche e Protezione Civile – Servizio Protezione Civile;
• Piano Regionale dele attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi pubblicato da
Regione Lombardia (ultima revisione anno 2009).
Inoltre sono stati considerati i seguenti ulteriori documenti tecnici disponibili:
• Programma Regionale Integrato di Mitigazione dei Rischi (PRIM 2007 – 2010) pubblicato da Regione Lombardia
• Carta inventario dei fenomeni franosi (Progetto IFFI) • Sirval Sistema informativo Regionale Valanghe – Banca dati .
DOCUMENTI DI PIANIFICAZIONE A LIVELLO DI AUTORITA’ DI BACINO
E’ stato considerato l‘ Atlante dei Piani del ’Autorità di Bacino del Fiume Po contenente le cartografie del e fasce
fluviali, dei dissesti, del e esondazioni e del e aree a rischio idrogeologico molto elevato ai sensi del a ex L. 267/98.
DOCUMENTI DI PIANIFICAZIONE A LIVELLO NAZIONALE
E’ stato considerato il “Manuale operativo per la predisposizione di un piano comunale o intercomunale di Protezione Civile” (ottobre 2007)predisposto a seguito dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 agosto 2007 – n° 3606 . 4.1.2 - Codifica dei pericoli
La codifica adottata nel seguente P.E.IC. - Piano di Emergenza Intercomunale, secondo quanto
proposto dalla D.G. Protezione Civile, Prevenzione e Polizia Locale di Regione Lombardia, permette di raggruppare omogeneamente i rischi ed in particolare:
- Pericolo Idrogeologico che può scaturire dalle seguenti sorgenti: - esondazione dei corsi d’acqua di pianura e di fondovalle; - dissesti idrogeologici; - dighe e invasi; - valanghe. - Pericolo sismico - Pericolo incendio boschivo - Pericolo industriale che comprende le seguenti sorgenti: - industrie a rischio di incidente rilevante; - trasporto merci pericolose - Pericolo viabilistico che comprende le seguenti sorgenti: - incidenti stradali; - condizioni atmosferiche avverse.
PIANO DI EMERGENZA INTERCOMUNALE - ZONA 3
DOTT. GEOLOGO EGIDIO DE MARON – DOTT. GEOLOGO FRANCESCO POZZA
4.1.3 - Vulnerabilità generale del territorio
Da una valutazione delle caratteristiche del territorio in esame, dal punto di vista topografico e dell’uso
del suolo (cfr. Cap. 2), è possibile riconoscere alcune sorgenti di pericolo che possono interessare direttamente e/o indirettamente i diversi Comuni appartenenti alla ZONA 3.
Di tutte le fonti di pericolo individuate è possibile escludere sia il pericolo sismico, in quanto il territorio
è attualmente classificato in ZONA 4, che il pericolo industriale - industrie a rischio di incidente rilevante, poiché non risultano presenti aziende di questa tipologia né sul territorio né negli ambiti comunali limitrofi e/o confinanti (secondo i dati forniti dalla Struttura “Prevenzione Rischi Tecnologici” dell’ Unità Organizzativa “Sistema Integrato di Sicurezza” di Regione Lombardia).
Di seguito si riporta la sintesi delle tipologie di pericolo (in grassetto) che verranno analizzate nel
Tipologia di sorgente di pericolo Pericolo idrogeologico Esondazione lungo corsi d’acqua di pianura e di fondovalle Dissesti idrogeologici Valanghe Pericolo incendi boschivi Pericolo industriale
Industrie a rischio di incidente rilevante
Trasporto merci pericolose Pericolo viabilistico Incidenti stradali
Per le diverse tipologie di pericolosità prese in esame sono state definite le varie problematiche tipiche
per il territorio in esame riportando, per ciascuna, le sorgenti principali del pericolo ed un primo scenario di rischio relativo alla vulnerabilità territoriale.
Sugli Allegati cartograficin° 2.1 - 2.2 e 2.3“Carte di sintesi della Pericolosità” vengono riportati i
risultati dell’analisi eseguita per le varie tipologie di pericolo riconosciute sull’ambito della ZONA 3 e sui rispettivi territori comunali.
PIANO DI EMERGENZA INTERCOMUNALE - ZONA 3
DOTT. GEOLOGO EGIDIO DE MARON – DOTT. GEOLOGO FRANCESCO POZZA
4.2 - Quadro generale del pericolo idrogeologico
Il pericolo idrogeologico nella ZONA 3 comprende i seguenti fenomeni:
• dissesti idrogeologici (crollo di massi, debris flow, frane di scivolamento, ecc.)
Nella tabella seguente vengono riassunti i principali fenomeni, fonti di potenziali pericolo, che
caratterizzano i singoli territori comunali e di cui, per alcuni, è stato possibile sviluppare degli “scenari di rischio specifici”.
COMUNE Alluvioni ed esondazioni Dissesti idrogeologici Valanghe
Di seguito vengono analizzate, per ciascuna tipologia di pericolo idrogeologico, le fonti di pericolo
individuate sui singoli territori comunali. 4.2.1 - Pericolo alluvioni ed esondazioni
Per esondazione in senso stretto si intende la fuoriuscita di bacini o corsi d'acqua dalla loro sede
Per alluvione si intende l'allagamento dei centri urbani di strade, cantine, ecc. .
I pericoli suddetti sono quindi costituiti dalla possibilità che, sul territorio della ZONA 3, si verifichino
esondazioni o alluvioni in grado di provocare danni alle persone alle cose e all’ambiente.
L'esondazione si verifica quando la portata di un fiume non può essere contenuta entro i limiti del suo
alveo, così che l'acqua si espande sui terreni adiacenti; infatti, durante le piene i corpi d’acqua superficiali tendono a defluire, dove possibile, nelle piane alluvionali.
Tale fenomeno si verifica durante la stagione in cui l'abbondante afflusso d'acqua superficiale si
combina con gli effetti di una falda freatica elevata e quindi di una grande quantità di acqua nel suolo, oppure durante particolari ed intense precipitazioni a carattere eccezionale (forti quantità di pioggia in brevi periodi di tempo); conseguentemente le portate possono superare la capacità di portata dell'alveo fluviale.
Si deve comunque sottolineare che l'alluvione interessa il servizio di protezione civile solo quando
abbia dimensioni tali da portare notevoli disagi alla popolazione, al traffico, alle comunicazioni, ai servizi tecnologici, ecc.
L’analisi del pericolo di esondazione/alluvione sul territorio della ZONA 3 ha evidenziato le seguenti
possibili tipologie di fonti di pericolo :
PIANO DI EMERGENZA INTERCOMUNALE - ZONA 3
DOTT. GEOLOGO EGIDIO DE MARON – DOTT. GEOLOGO FRANCESCO POZZA
TIPOLOGIA 1: ESONDAZIONE DEI CORSI D’ACQUA ovvero inondazione urbana o delle infrastrutture periurbane o delle infrastrutture viarie extraurbane conseguente ad esondazione dei corsi d’acqua superficiali.
Interessa alcuni dei principali torrenti che discendono i versanti montuosi; l’evento consegue,
eventualmente, a seguito di precipitazioni prolungate nel tempo e di notevole gravità ed entità.
Alcuni bacini idrografici vanno ben oltre il singolo confine comunale e pertanto onde di piena possono
riversarsi lungo il corso d’acqua, nell’ambito locale, anche in un diverso momento rispetto all’evento meteorologico.
TIPOLOGIA 2: ALLAGAMENTO URBANO ovvero allagamento di area urbana o delle infrastrutture periurbane o delle infrastrutture viarie extraurbane conseguente al malfunzionamento della rete di smaltimento delle acque meteoriche.
L’evento consegue, eventualmente, a seguito di precipitazioni intense sviluppatesi in breve tempo ed
al cattivo deflusso delle acque regimate o meno, nella rete di smaltimento ovvero alla presenza di depressioni topografiche; può interessare tutti i comuni del territorio della ZONA 3 laddove la rete di smaltimento delle acque meteoriche sia insufficiente e dove esistano depressioni topografiche tali da trattenere le acque stesse.
Gli attuali modelli meteorologici non sono ancora in grado di determinare con sufficiente precisione ove
l’evento possa accadere però, in questi ultimi anni, la Regione Lombardia attraverso i suoi organismi di controllo e monitoraggio pluviometrico nonché attraverso la Sala Operativa di Protezione Civile è in grado di diramare lo stato di preallerta a tutte le Amministrazioni comunali affinché le stesse provvedano ai necessari controlli sul proprio territorio.
L’entità delle precipitazioni, previste a carattere meteorologico nazionale e/o regionale, risultano essere
l’avviso cautelativo per cui tutte le amministrazioni comunali devono mettere in opera quelle attenzioni, sul proprio territorio comunale, al fine di mitigare o prevenire eventi disastrosi.
Il territorio della ZONA 3 è caratterizzato da ambiti dove sono possibili fenomeni di esondazione
ricollegabili all’idrografia del reticolo primario e minore che interessano generalmente tutte le aree urbanizzate del fondovalle.
I dati utilizzati per questa analisi di pericolosità nonché la corrispondente mappatura cartografica negli
Allegati n. 2.1.1/2/3/4/5 e 6 “Carta si sintesi della pericolosità /Rischio idrogeologico – in scala
1:10.000, trovano diretto riscontro nei lavori bibliografici utilizzati e precisamente:
• Studi geologici conformi alla L.R. 41/97 a corredo dei PRG e/o Studi geologici di aggiornamento per il PGT comunali di Barzio, Cremeno, Cassina Valsassina, Moggio, Pasturo, Introbio, Primaluna, Cortenova , Taceno e Parlasco (diversi autori e i tempi di stesura)
• Studi geologici e/o idrogeologici specifici (diversi autori e tempi di stesura)
• Catalogo delle informazioni sulle località italiane colpite da frane ed inondazioni (dicembre 1998 - CNR
Gruppo Nazionale per la difesa delle catastrofi Idrogeologiche)
• Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico – PAI (Autorità di Bacino del Fiume Po – Parma
• Perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico molto elevato - PS267 (Autorità di Bacino del Fiume
Non è scopo del presente studio verificare la natura del fenomeno di esondazione/alluvione ne tanto
meno l’effettiva condizione di criticità idraulica segnalata nella bibliografia consultata e pertanto si consiglia, ove necessario, una più specifica ed approfondita valutazione dei processi morfodinamici in atto, al fine di definire aree di esondazione più precise nonché le altezze della lama d’acqua.
Scopo peculiare del presente studio è quello di evidenziarne il “Pericolo” in quanto la presenza di aree
esondabili/alluvionabili può ingenerare conseguenze negative al territorio e quindi interessare direttamente la Protezione Civile.
PIANO DI EMERGENZA INTERCOMUNALE - ZONA 3
DOTT. GEOLOGO EGIDIO DE MARON – DOTT. GEOLOGO FRANCESCO POZZA
Al fine di ottimizzare e facilitare la lettura delle allegate carte di sintesi della pericolosità, per ciascuna
cartografia geologica allegata al PRG e/o al nuovo PGT (dove redatta) consultata sono state utilizzate le specifiche “Carta di Sintesi” e “Carta del dissesto con legenda uniformata a quella del PAI” in cui vengono sintetizzate e riportate le aree di pericolo del dissesto idrogeologico che presentano caratteristiche di attività importanti e precisamente :
• ZONA 2 - area di esondazione a pericolosità elevata
2) per le aree in dissesto con legenda uniformata a quella del PAI
• “Ee”
area di esondazione a pericolosità molto elevata
• “Eb”
area di esondazione a pericolosità elevata
• “Em”
area di esondazione a pericolosità media o moderata
3) per le altre aree con carattere di dissesto altrimenti evidenziate nelle cartografie comunali
• area urbane soggette ad allagamento • punti idraulici critici
Le principali cause d’origine dei fenomeni di esondazione sono dovute principalmente a:
• sovralluvionamenti lungo le aste torrentizie
• inadeguatezza delle sezioni idrauliche.
Di seguito si riportano, per ciascun ambito territoriale comunale, le zone risultate pericolose per la
presenza di fenomeni di dissesto idrogeologico evidenziando quelle che possono comportare problematiche alla zona urbanizzata, alle infrastrutture viabilistiche, alle reti tecnologiche e/o che comunque possano causare dei potenziali danni
PIANO DI EMERGENZA INTERCOMUNALE - ZONA 3
DOTT. GEOLOGO EGIDIO DE MARON – DOTT. GEOLOGO FRANCESCO POZZA
COMUNE DI TACENO
Il territorio di Taceno presenta pericolo di esondazione/alluvione dovuta alla presenza del Torrente
Pioverna che attraversa il territorio nella parte occidentale e in corrispondenza delle Valli Bissaga, Tartavalle, Pratovecchio, di Chiaro, di Bindo, dei Foppi, delle Rocce Rosse e di Revia che, in concomitanza di piogge di forte intensità, sono interessate da processi erosivi con possibile trasporto di massa e sovralluvionamento degli alvei; ciò può comportare l’ostruzione di manufatti presenti lungo i corsi d’acqua con conseguenti allagamenti nelle vicinanze dell’area urbana.
Per quanto riguarda l’ambito potenzialmente soggetto al pericolo di esondazione, per il Torrente
Pioverna, secondo gli aggiornamenti introdotti con gli studi geologici allegati al PGT comunale, si individuano le seguenti fasce di aree a rischio idraulico (aree PAI) e precisamente:
- area“Ee – area a pericolosità molto elevata di esondazione” - area“Eb – area a pericolosità elevata di esondazione” - area“Em – area a pericolosità media o moderata di esondazione”.
Di seguito si riporta un quadro riassuntivo dei possibili bersagli che risultano potenzialmente
coinvolgibili nell’esondazione in ambito comunale:
Torrente Pioverna – in sponda dx
attività commerciali/industriali (Nogara strade – Pesca
area di atterraggio elicotteri in loc. Careggiata elettrodotti AT Linea 23400A1 – MT/BT locali
depuratore consortile Cabina di rimando metanodotto SNAM (n°.4510080/11) Torrente Pioverna Località Tartavalle Terme – in sponda sx
Residenziali di cui Albergo Tartavalle (non in uso)
Via Tartavalle e strade campestri locali
Valli Revia e delle Rocce Rosse - Località Cuseglio/Carreggiata
residenziali in loc.tà Cuseglio, attività commerciali/industriali
(area industriale loc.tà Careggiata), distributore ERG
SP62 – Via Provinciale Sud e strade campestri locali
elettrodotti AT Linea 23400A1 – MT/BT locali
Nell’Allegato n° 2.1.1 “Carta si sintesi della pericolos ità – Rischio idrogeologico” è riportata la
sintesi grafica delle aree a rischio. le aree di emergenza comunali individuate risultano tutte utilizzabili e non soggette a rischio esondazione.
Per questa tipologia di rischio sono stati sviluppati lo scenario Es01 (cfr. Allegato 4.1) relativo alle aree
PIANO DI EMERGENZA INTERCOMUNALE - ZONA 3
DOTT. GEOLOGO EGIDIO DE MARON – DOTT. GEOLOGO FRANCESCO POZZA
4.2.2 - Pericolo dissesti idrogeologici
Il criterio guida di classificazione dei fenomeni franosi adottato è quello proposto da Varnes, basato sul
tipo di movimento; si considera il movimento del corpo di frana rispetto alla parte stabile, con particolare riguardo al tipo di spostamento.
La classificazione può essere determinata mediante osservazioni di superficie o con indagini speditive
nel sottosuolo e si articola in cinque classi principali:
1. crolli 2. ribaltamenti 3. scorrimenti 4. espansioni laterali 5. colamenti
a cui si aggiunge la classe dei fenomeni più complessi.
In particolare si può osservare come il territorio della ZONA 3, così come risulta dalle verifiche
bibliografiche esistenti, sia interessato da fenomeni franosi che rientrano nelle Classi 1-2-3-5 e frane complesse.
Le frane di crollo e/o ribaltamento interessano generalmente il substrato roccioso affiorante che, per le
proprie caratteristiche geomeccaniche, per l’assetto tettonico-strutturale regionale nonché per le caratteristiche topografiche offre una principale fonte di pericolo naturale.
Le frane di scorrimento (smottamenti e creeping) e/o di colamento interessano i versanti più o meno
acclivi della fascia collinare/morenica dove la copertura terrigena superficiale è costituita da prevalenti depositi morenici, gliacio/fluviali ed eluvium-colluvium.
La franosità segnalata di questa tipo è principalmente localizzata nei versanti delle incisioni vallive
principali e secondarie, lungo le scarpate stradali e in quelle zone dove sussistono muri di sostegno vetusti (generalmente muri a secco o murature molto vecchie a cui non viene fatta nessuna manutenzione ordinaria).
Il territorio della ZONA 3 è caratterizzato da numerose frane complesse sparse in particolare nel
territorio dei comuni di Primaluna e Cortenova; sono frane manifestatesi in tempi diversi e con tipologie di movimento differenti.
I dati utilizzati per questa analisi di pericolosità nonché la corrispondente mappatura cartografica negli
Allegati n. 2.1.1/2/3/4/5 e 6 “Carta si sintesi della pericolosità /Rischio idrogeologico – in scala
1:10.000, trovano diretto riscontro nei lavori bibliografici utilizzati e precisamente:
• Carta inventario delle frane e dei dissesti della Provincia di Lecco (pubb. giugno 1999 n° 1942 - CNR
Unità Operativa 2.4 Milano - diversi autori )
• Carta Inventario dei fenomeni franosi in Italia (Progetto IFFI)
• Studi geologici conformi alla L.R. 41/97 a corredo dei PRG e/o Studi geologici di aggiornamento per il PGT comunali di Barzio, Cremeno, Cassina Valsassina, Moggio, Pasturo, Introbio, Primaluna, Cortenova , Taceno e Parlasco (diversi autori e i tempi di stesura)
• Studi geologici e/o idrogeologici specifici (diversi autori e tempi di stesura)
• Catalogo delle informazioni sulle località italiane colpite da frane ed inondazioni (dicembre 1998 - CNR
Gruppo Nazionale per la difesa delle catastrofi Idrogeologiche)
• Centri abitati instabili della provincia di Lecco (Regione Lombardia – Dir. Gen. Territorio ed Ed.
Residenziale / Serv. Geologico e Riassetto del territorio – Uff. Rischi geologici – pubb. CNR-GNDCI n° 2066 – giugno 2000).
• Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico – PAI (Autorità di Bacino del Fiume Po – Parma
• Perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico molto elevato - PS267 (Autorità di Bacino del Fiume
PIANO DI EMERGENZA INTERCOMUNALE - ZONA 3
DOTT. GEOLOGO EGIDIO DE MARON – DOTT. GEOLOGO FRANCESCO POZZA
Non è scopo del presente studio verificare la natura del processo morfologico ne tanto meno l’effettiva
condizione critica della stabilità dei versanti segnalata nella bibliografia consultata e pertanto si consiglia, ove necessario, una più specifica ed approfondita valutazione dei processi morfodinamici in atto, al fine di definire forme e volumi mobili di materiale terrigeno o roccioso nonché le effettive condizioni della stabilità dei versanti e le possibili aree di influenza.
Scopo peculiare del presente studio è quello di evidenziarne il “Pericolo” in quanto la presenza di
forme instabili lungo i versanti può indurre conseguenze negative al territorio e quindi interessare direttamente la Protezione Civile.
Al fine di ottimizzare e facilitare la lettura delle allegate carte di sintesi della pericolosità, per ciascuna
cartografia geologica allegata al PRG e/o al nuovo PGT (dove redatta) consultata sono state utilizzate le specifiche “Carta di Sintesi” e “Carta del dissesto con legenda uniformata a quella del PAI” in cui vengono sintetizzate e riportate le aree di pericolo del dissesto idrogeologico che presentano caratteristiche di attività importanti e precisamente :
• ZONA 1 - area di frana attiva • ZONA 2 - area di frana quiescente
5) per le aree in dissesto con legenda uniformata a quella del PAI
• “Fa”
area di frana attiva sia puntuale (quando non fedelmente cartografabile) che areale
• “Fq”
area di frana quiescente puntuale e/o areale
• “Ca”
• “Cp”
6) per le aree con carattere di dissesto altrimenti evidenziate nelle cartografie comunali
• area di franosità diffusa • aree interessate da diffusa erosione torrentizia Le cause dei fenomeni franosi che possono innescare fenomeni di franamento/colamento sono dovuti principalmente a :
• composizione dei materiali terrigeni (morenico, eluvium e materiali di riporto)
• caratteristiche geomeccaniche (scadenti per il substrato roccioso)
• caratteristiche geotecniche (scadenti per i terreni superficiali)
• abbondanza di piogge, dilavamento superficiale non incanalato ed erosioni spondali al piede dei
• abbondanti sovralluvionamenti lungo le aste torrentizie.
Di seguito si riportano, per ciascun ambito territoriale comunale, le zone risultate pericolose per la
presenza di fenomeni di dissesto idrogeologico evidenziando quelle che possono comportare problematiche alla zona urbanizzata, alle infrastrutture viabilistiche, alle reti tecnologiche e/o che comunque possano causare dei potenziali danni
PIANO DI EMERGENZA INTERCOMUNALE - ZONA 3
DOTT. GEOLOGO EGIDIO DE MARON – DOTT. GEOLOGO FRANCESCO POZZA
COMUNE DI TACENO
Il territorio di Taceno è caratterizzato da fenomeni di dissesto legati all’ instabilità dei versanti ed al
trasporto solido lungo gli alvei torrentizi dei principali corsi d’acqua.
In particolare, a seguito degli eventi franosi dTel 2002, che si sono sviluppati lungo la Val Resina/Alpe
Giumello, permane una pericolosità residuale che interessa sia sponde della valle stessa nella parte
La realizzazione di opere di messa in sicurezza e di riduzione della pericolosità, nonché la presenza di
un monitoraggio specifico del fenomeno, non hanno tuttavia eliminato le problematiche di sicurezza per
l’abitato sottostante, tant’è che l’ambito rientra tuttora nelle aree di rischio idrogeologico elevato (area
267/PAI) di cui è stata predisposta una zonazione specifica ZONA 1 e ZONA 2 che interessano tutto il
tratto idraulico in ambito urbano sino alla sponda dx del torrente Pioverna, condizionando la sicurezza di
una parte del territorio caratterizzata dalla presenza di ambiti residenziali, artigianali e ricettivi.
Inoltre sono evidenziate altre aree a franosità quiescente “Fq” sui versanti sia in sponda dx che sx del
Pioverna che però non interessano direttamente le aree urbanizzate.
Un’ulteriore pericolosità deriva dal trasporto di massa lungo le aste torrentizie che possono dare
origine a delle colate detritiche (debris flow) in area urbanizzata; per queste sono state considerate le zonazioni corrispondenti alle area di conoide attiva non protetta “Ca” e alle aree di conoide parzialmente protetta “Cp” individuabili allo sbocco delle Valli di Bindo, Chiaro, Valle Pratovecchio.
Di seguito si riporta un quadro riassuntivo dei possibili bersagli che risultano potenzialmente
Aree 267 “ZONA 1” / frana Alpe Giumello – Valle Resina
Residenti ai civici di Via Aredo, Via alla Chiesa e Via Chiarello
Via Aredo, Via alla Chiesa e Via Chiarello
Aree 267 “ZONA 2” / frana Alpe Giumello – Valle Resina
Residenti ai civici di SP62, Via alla Chiesa e Via Chiarello
Scuola Primaria di Via alla Chiesa – S02
SP62, SP62D1, Via alla Chiesa e Via Chiarello
Aree “Cp” / Valle di Bindo
strade campestri in località Tartavallino
Aree “Ca - Cp” / Valle di Chiaro – Pratovecchio in Loc.tà Cassinella
Residenziali (generalmente seconde case estive) e agricole
Il numero di edifici specificato, indica solo quelli localizzati in aree potenzialmente pericolose e
comprende qualsiasi tipo di costruzione sia abitativa che non. Negli Allegati n° 2.1.1 “Carta si sintesi della pericolosità – Rischio idrogeologico” è riportata la sintesi grafica delle aree a rischio; le aree di emergenza comunali individuate risultano tutte utilizzabili e non soggette a rischio ad eccezione della struttura S02.
Per questa tipologia di rischio sono stati stato sviluppati gli scenari Cd01 e Cd02 (cfr. Allegato 4.2)
relativo alle pericolo di colata detritica della Val Resina ed in località Prato Vecchio/Valle di Chiaro.
PIANO DI EMERGENZA INTERCOMUNALE - ZONA 3
DOTT. GEOLOGO EGIDIO DE MARON – DOTT. GEOLOGO FRANCESCO POZZA
4.2.3 - Pericolo valanghe
Tra i pericoli che interessano il territorio della ZONA 3, figura anche quello relativo alle valanghe
ovvero movimenti di masse nevose, più o meno grandi e di caratteristiche varie, dovuti alla forza di gravità.
I fattori che influenzano il manifestarsi delle valanghe sono:
temperatura al suolo e quota dello zero termico
esposizione dei versanti (maggiormente colpiti sono i versanti esposti a sud)
direzione ed Intensità del vento (può portare all’accumulo di ingenti spessori di neve)
presenza di acqua tra il substrato e il manto nevoso
fenomeni antropici (es. taglio del manto nevoso con la lama degli sci).
Nell’area in esame, le valanghe interessano generalmente zone in cui la presenza dell’uomo è scarsa
o nulla; in un contesto come quello prealpino, i pericoli maggiori derivano da un potenziale coinvolgimento di seconde case, baite, rifugi e di infrastrutture, quali strade sterrate o piloni di linee elettriche.
Per lo studio in esame si è fatto riferimento alle “Carte di localizzazione probabile delle valanghe”
redatte dal Centro Nivo-meteorologico della Regione Lombardia con sede a Bormio confrontate con quanto contenuto nella cartografia specifica allegata a ciascun PGT/PRG comunale “Carta di Sintesi” e “Carta del dissesto con legenda uniformata a quella del PAI” in cui vengono sintetizzate e riportate le aree di pericolo valanghivo che presentano caratteristiche di attività importanti e precisamente :
• “Ve” area e/o canalone di valanga a pericolosità molto elevata o elevata • “Vm” area a pericolosità media o moderata.
Sul territorio della ZONA 3 si segnala la presenza di una sola stazione di monitoraggio nivometrica, in
Comune di Moggio (Piani di Artavaggio) e di proprietà della Regione Lombardia che consente il monitoraggio della neve al suolo (cm).
Le aree valanghive rilevate nell’ambito della ZONA 3 sono riportate negli Allegati 2.1.1÷6 – “Carta di sintesi della pericolosità / Rischio idrogeologico” e nella tabella seguente si riassume il numero complessivo per ciascun territorio comunale: Num. siti valanghivi
Per questa tipologia di rischio non sono stati sviluppati scenari specifici in quanto le zone urbanizzate
coinvolgibili risultano normalmente non utilizzate nel periodo invernale.
Di seguito si riportano per ogni Comune, le aree ritenute soggette al pericolo di valanghe e si
segnalano le strutture o le infrastrutture potenzialmente coinvolgibili.
PIANO DI EMERGENZA INTERCOMUNALE - ZONA 3
DOTT. GEOLOGO EGIDIO DE MARON – DOTT. GEOLOGO FRANCESCO POZZA
COMUNE DI TACENO
Il territorio comunale di Taceno risulta marginalmente interessato da un fenomeno localizzato in Valle
Chiaro, lungo il confine amministrativo con il Comune di Parlasco (vedi sito valanghivo n° 1 del Comune di Parlasco).
Nell’ Allegato n° 2.1.1 “Carta si sintesi della pericolos ità – Rischio idrogeologico” è riportata la
sintesi grafica delle aree a rischio; le aree di emergenza comunali individuate risultano tutte utilizzabili e non soggette a rischio.
PIANO DI EMERGENZA INTERCOMUNALE - ZONA 3
WHAT IS A STORY OF BREAST CANCER? ABSTRACT : This paper explores questions of the permissible and the impermissible in breast cancer narratives. It deploys (inter alia) a theory of discourse and counterdiscourse to argue that the genre itself of the personal narrative performs a regulatory function in public discourse on cancer. The paper is inspired by an idea introduced into science
Tips and Tools for Smoking Cessation by Dr. Mark Millard, Baylor University Dr. West: Hello and welcome. My name is Jack West, and I’m a Medical Oncologist in Seattle, Washington and the President and CEO of GRACE, the Global Resource for Advancing Cancer Education. We’ll continue with the second part of our webinar program with Dr. Mark Millard, Medical Director of the Baylo