Possibili altemative al verde malachite nella tera~ia di saprole- gnosi, ictioftiriasi e malattia proliferativa renale (m

POSSIBILI ALTERNATIVE AL VERDE MALACHITE NELLA TERAPIA DI SAPROLEGNOSI, ICTIOFTIRIASI E MALATTIA
ALESSANDRO AMADEI
¹*, GIORGIO GIORGETTI¹ & JOSÉ MALVISP ²

¹I.Z.S.V. Dipartimento di Ittiopatologia, Via della Roggia 94,33030 Basaldella di Campoformido (UD)
²Istituto di Clinica Medica Veterinaria, Università degli Studi di Perugia. Via S. Costanzo 4,06100 Perugia
*Autore a cui dovrà essere spedita la corrispondenza (Tel 0432/561196 - Fax 0432/561532 E-Mail:
Riassunto
Il verde malachite, utilizzato con successo nella terapia di tre gravi malattie della trota, è stato posto al bando per l'azione tossica esplicata ai danni del consumatore. Il presente lavoro prende in rassegna quanto recentemente proposto come possibile alternativa al verde malachite. Nonostante gli autori consultati riportino dati spesso contraddittori, si può affermare che alcuni disinfettanti possono risultare efficaci per controllare una o più delle patologie considerate. Associazioni di disinfettanti ad azione sinergica potrebbero ottenere risultati positivi. Introduzione
Il verde malachite è un colorante appartenente al gruppo dei trifenilmetani, il cui ossalato (bis- 4-dimetilaminofenil-fenilcarbonio ossalato) è da lungo tempo noto per l'efficacia terapeutica dimostrata nei confronti di alcune malattie di ampia incidenza nelle troticolture quali l'ictioftiriasi e la saprolegniosi (Foster e Woodbury, 1936; Deufel, 1960) e, più recentemente, ha trovato impiego anche nel controllo della Malattia Proliferativa Renale (Clifton-Hadley e Alderman, 1987). Tuttavia gli effetti tossici che si possono manifestare negli animali trattati e soprattutto nei loro eventuali consumatori, hanno decretato il divieto di utilizzo del composto, anche a fronte della sua comprovata efficacia, modico costo e facilità d'uso. Vi sono infatti numerose evidenze sperimentali che testimoniano l'azione teratogena, mutagena e cancerogena del verde malachite (Werth, 1958; Keyl e Werth, 1959; Steffens et al., 1961; Meyer e Jorgenson, 1983; Panandiker et al., 1993; Srivastava et al., 1995), la possibile azione emolitica del suo principale metabolita, il leuco-verde malachite (Tanck et al., 1995), nonché la lunga persistenza di queste sostanze nei tessuti del pesce dopo l'eventuale trattamento (Bauer et al., 1988). L'uso del verde malachite è stato quindi bandito in molti Stati (è noto che in Italia l'unico disinfettante consentito ai sensi del D.L. 119/92 e del regolamento CEE 2377/90 e successive modifiche, è l'acqua ossigenata), e molti ricercatori si sono sforzati di trovare valide alternative nella terapia di questa o quella patologia. Scopo della presente nota è fare una breve rassegna dei composti proposti recentemente come alternativi al verde malachite, segnalando in seconda istanza quelli che, secondo la letteratura consultata, potrebbero rivestire almeno una duplice valenza terapeutica. Composti investigati recentemente
Ictioftiriasi

I presidi terapeutici "alternativi" considerati nello studio di questa forma morbosa e saggiati per
immersione o per via orale sono numerosissimi (Griffin, 1989; Herwig, 1979; Farley ed Hackmann,
1980; Schmahl et al., 1989a). Mehlhom et al. (1988) e in seguito Schmahl et al. (1989b) hanno riportato
risultati incoraggianti del toltrazurile nei confronti della fase trofontica del protozoo, ma
successivamente From et al. (1992) ne hanno testimoniato la totale inefficacia, rinvenendo trofonti
ancora vivi a concentrazioni di toltrazurile tossiche per la trota. Infine Tojo et al. ( 1994) hanno
dimostrato una certa attività in vitro del toltrazurile e del ketoconazolo nei confronti dei tomonti,
tuttavia nessuno dei due agenti ha dato in vivo i risultati attesi; nello stesso lavoro gli autori riportano la
totale inefficacia di altri composti, somministrati sia per immersione che per via orale.
Analogamente Wahli et al. (1993) hanno ottenuto contro le fasi libere del parassita una certa attività in
vitro
da parte dell'amfotericina E, clortetraciclina, formalina, formalina associata a verde malachite, e, più
debolmente, da parte del furazolidone. Gli stessi composti si sono rivelati inutili nella prova in vivo, ad
eccezione della miscela formalina-verde malachite. Rapp (1995) ha proposto l'uso del dimetridazolo per
os
per 10 giorni alla concentrazione di 28 mg/kg p.v., risultato efficace in trote giovani nei confronti dei
teronti; tuttavia l'elevata tossicità del composto impone una certa cautela nel suo utilizzo.
Anche la glutaraldeide si è dimostrata inefficace (Comaretal., 1996).

Saprolegniosi

Altrettanto vasta e spesso contraddittoria è la letteratura che tratta l'esito di vari composti (disinfettanti
soprattutto) utilizzati contro questa micosi. Recentemente sono stati prospettati risultati positivi nelle
uova con l'uso di biossido di cloro (Mackie, 1992; Hiney e Smith, 1993); inoltre il levamisolo, noto per
le sue proprietà antielmintiche ed immunostimolanti, potrebbe dimostrarsi utile anche nel confronti di
questa patologia per effetto di un miglioramento delle 6 condizioni organiche, inducente una rapida
scomparsa del micelio (Prost e Sopinska, 1991).

M.P.R.

L'unica valida alternativa al verde malachite sembra rappresentata dalla fumagillina (Hedrick et al., 1988;
Wishkovsky et al., 1990; Brown, 1993), sebbene essa risulti più efficace come mezzo profilattico che
terapeutico; il furazolidone è risultato in campo scarsamente efficace. Sul piano strettamente
sperimentale Kent e Hedrick (1987) hanno ottenuto risultati positivi con l'impianto di cortisolo.
Composti a duplice valenza terapeutica
Composti attivi contro la Saprolegnia spp. ed Ichthyophthlnus multifùus Comprendono alcuni farmaci antibatterici, disinfettanti e composti di varia natura. Tra i primi troviamo l'aureomicina (clortetraciclina), citata tra le sostanze attive contro la Saprolegnia e/o Ichthyophthrius (Herwig, 1979; Ghittino, 1985); il cloramfenicolo, considerato in genere valido come fungicida e antiprotozoario, sebbene Herwig (1979) lo segnali solo per altre micosi (ittiofoniasi) e Wahli et al. (1993) abbiano dimostrato la sua inefficacia verso gli stadi liberi del protozoo; è comunque da ritenere inutilizzabile vista la sua tossicità ed il relativo divieto sancito dalla legge vigente. Herwig (1979) considera il nifurpirinolo attivo contro entrambi i patogeni, per quanto lo stesso autore segnali che nei salmonidi la dose tossica è di 10 ppm ed annoveri la stessa dose tra quelle terapeutiche; anche l'ossitetraciclina è compresa da Herwig (1979) tra i farmaci attivi contro entrambe le forme, sebbene l'autore ricordi l'insuccesso di certi do saggi verificatosi nel confronto di entrambe le patologie; Olah e Farkas (1978) e Wahli et al. (1993) ne hanno constatato l'inefficacia nei confronti rispettivamente del micete e del protozoo. Infine sia Ghittino (1985) sia Herwig (1979) ricordano anche la penicillina G come agente attivo rispettivamente verso il protozoo ed entrambi i patogeni. I ben noti fenomeni di farmacoresistenza e la conservazione dell'appetito da parte dei soggetti malati come elemento indispensabile per il successo di una terapia effettuata per os, limitano fortemente la possibile applicazione pratica dei farmaci antibatterici. Più interessanti sono i dati relativi ad un possibile utilizzo dei disinfettanti. La cloramina T è menzionata tra i disinfettanti attivi contro i due patogeni (contro entrambi da Herwig, 1979; solo contro l'Ichthyophthirius da Egusa, 1992; Stoskopf, 1993; e Brown, 1993), sebbene sempre Herwig (1979) ricordi l'insuccesso di alcune dosi del farmaco nei confronti del protozoo. Il cloruro di benzalconio è citato da Herwig (1979) come attivo verso il protozoo, mentre alcune prove sperimentali ne testimoniano l'efficacia nei confronti del fungo (Lukens, 1971; Lio-Po et al., 1982; Bailey, 1984). Molti autori riportano la formalina tra le sostanze efficaci contro la saprolegniosi (Roberts, 1989; Egusa, 1992; Bly et al., 1994; Marking et al., 1994), l'ictioftiriasi (Egusa, 1992; Stoskopf, 1993) o entrambe (Herwig, 1979); tuttavia vi sono prove che hanno evidenziato l'inutilità di questa molecola nei confronti di entrambe le forme (per il micete Olah e Farkas, 1978; per il protozoo Rydlo, 1990, e Wahli et al., 1993, che hanno addirittura segnalato risultati controproducenti della formalina se non associata al verde malachite). Il permanganato di potassio è citato in alcuni testi per la sua attività nei confronti di Saprolegnia (Roberts, 1989; Egusa, 1992); del resto Shingal et al. (1986) ne hanno provato l'efficacia qualora usato in ragione di 100 mg/P per 5 minuti. Al contrario Bly et al. (1994) ne riferiscono l'inefficacia nel controllo della saprolegniosi invernale del pesce gatto americano. Kuhlmann (1989) lo ha utilizzato con successo nei confronti dell'Ichthyophtirius e Rapp (1995) lo definisce come l'unica valida alternativa al verde malachite attualmente proponibile nel controllo dell'ictioftiriasi (a 30 ppm per 30 minuti). Il solfato di rame è ritenuto valido da alcuni soltanto contro la micosi (Roberts, 1989), da altri contro entrambe le forme (Herwig, 1979; Egusa, 1992), ma non manca chi ricorda la difficoltà nel dosarlo per la prossimità della dose terapeutica a quella tossica (Herwig, 1979; Bailey, 1984; Bly et al., 1994) e chi ne ha provato l'inutilità nei confronti della saprolegniosi (Bailey, 1984). Ling et al. (1993), lo hanno utilizzato con successo contro il protozoo in Carassius auratus. Anche l'acriflavina è ricordata per l'efficacia contro il fungo e/o il protozoo (Herwig, 1979; Ghittino, 1985; Egusa, 1992); infine Herwig (1979) segnala per l'efficacia contro le "infezioni esterne" e per l'azione fungicida anche l'ozono. Nel testo di Herwig (1979) sono ancora ricordati per una possibile valenza contro queste due patologie il blu di metilene (segnalato anche da Egusa, 1992, e Ghittino, 1985, per l'attività contro il protozoo); il collargol (argente colloidale), di cui l'autore sottolinea tuttavia a debole attività, e il mercurocromo, applicabile però solo localmente e non somministrabile per via generale per l'azione tossica esplicata a livello branchiale. Interessante appare il ruolo che potrebbe assumere il sale (NaCI) nella terapia di queste patologie: Stoskopf (1993) ne suggerisce l'utilizzo contro funghi e protozoi a 22g/1 per 30 minuti; Herwig (1979) ne elenca per le stesse finalità diversi dosaggi, tra cui anche 7 g/l di sale associati a 4-4.5 mg/l di permanganato di potassio; Egusa (1992) ricorda l'efficacia dell'acqua salata verso il protozoo; Shingal et al. (1986) lo propongono come vera alternativa al verde malachite nel controllo della saprolegniosi, a una dose d'impiego pari a 30 mg/l-¹ per 2 minuti; risultati soddisfacenti si avrebbero anche nelle uova a 30 g/l (Marking et al., 1994). Composti attivi verso la M.P.R. ed altre forme Come già segnalato in precedenza, la fumagillina è l'unico farmaco alternativo al verde malachite ritenuto valido contro l'agente eziologico della M.P.R. (dosi d'impiego nella trota secondo Hedrick et al., 1988: 0,13-0,25 kg-¹ con alimentazione all'1% del peso vivo); secondo Herwig (1979) la fumagillina per via orale è efficace anche verso la saprolegniosi (20g/kg per 3 giorni). Conclusioni
Da quanto esposto si evince che alcuni disinfettanti d'uso comune (cloruro di benzalconio, permanganato di potassio, acriflavina e sale in special modo) potrebbero avere una duplice valenza contro le malattie cutanee attualmente trattate con il verde malachite; ulteriori ricerche richiederebbe anche il possibile utilizzo della fumagillina nel controllo di MRP e saprolegniosi. Inoltre dalla bibliografia consultata non risulta che sia stata provata sperimentalmente alcuna associazione di più disinfettanti nei confronti delle tre malattie in esame; l'eventuale azione sinergica di due diversi disinfettanti, già singolarmente efficaci contro una o più delle patologie considerate, potrebbe dare risultati positivi. Bibliografia
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Source: http://www.api-online.it/italiano/documenti/info_sani/1996_03_RIA_02.pdf

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