Depliant hpv.15domande.10-1

SULL’INFEZIONE
(Associazione Italiana per l’Educazione Demografica) Dott.ssa Anna Sampaolo - Psicologa-psicoterapeutaDistribuzione gratuita NOTA IMPORTANTE. Questo depliant ha uno scopo esclusivamente informativo. Ogni sforzo è stato condotto per renderlo chiaro, aggiornato, facilmente comprensibile da un pubblico vasto. Tuttavia, non possiamo escludere eventuali omissioni ed errori, come anche possibili difficoltà interpretative da parte dei lettori. Non rispondiamo in alcun modo di un uso improprio e non autorizzato delle informazioni fornite.
1. Cos’è l’HPV?
Con la denominazione Human Papilloma Virus (HPV) si indica una famiglia di virus di cui, sino ad oggi, si co-noscono oltre 150 sottotipi.
Alcune delle manifestazioni indotte dal Papillomavi- rus (i condilomi acuminati) sono note fin dall’antichità, es-sendo descritte in tavolette egiziane ed epigrafi ellenichee romane. Le acquisizioni scientifiche su questo argo-mento hanno avuto una crescita costante negli ultimi 10anni e la sua rilevanza clinica è aumentata notevolmen-te dopo la sua dimostrata capacità di indurre una tra-sformazione neoplastica delle cellule infettate a livello delcollo uterino. L’infezione è attualmente considerata la ma-lattia sessualmente trasmessa più diffusa nel mondo, an-che se è documentata una trasmissione attraverso qual-siasi oggetto inanimato (asciugamani, biancheria inti-ma, ecc.) su cui sia presente DNA virale infettante. Lasua storia naturale non è, comunque, ancora del tuttonota anche se si è assistito negli ultimi anni ad un’esplo-sione delle conoscenze sul virus e sui suoi rapporti conl’ospite.
Purtroppo, tali informazioni non hanno raggiunto in maniera capillare ed uniforme tutto il personale sanitarioche a volte fornisce informazioni terroristiche e, spesso,le persone interessate ricorrono ai mezzi di comunica-zione di massa (internet, stampa, ecc.) o a figure impro-prie come amici e parenti, con il solo risultato di vedereingigantite le proprie ansie e paure.
Con questo lavoro ci proponiamo di offrire delle infor- mazioni soddisfacenti e comprensive sull’infezione daHPV, al fine di alleggerire le persone affette da questa pa-tologia del fardello di ansie e paure che esso ingenera.
2. Come si contrae l’infezione da HPV?
Tutti gli HPV conosciuti sono epitelio-tropici (infettano cioè selettivamente cellule della cute e mucose), provo-cando spesso proliferazioni nella zona di infezione. Pos-sono interessare qualsiasi parte del corpo: alcuni tipi in- fettano le mani, le ginocchia e i piedi (verruche volgari);altri la faccia, il cavo orale ed altri il tratto genitale (con-dilomi).
Per quanto riguarda gli organi genitali, la trasmis- sione dell’infezione avviene prevalentemente per via ses-suale. I microtraumi dei tessuti legati al rapporto per-mettono al virus di superare le nostre barriere difensivee quindi infettare le cellule. La localizzazione delle le-sioni è pertanto tipica delle sedi caratterizzate da unamaggiore fragilità epiteliale (collo uterino, piccole lab-bra e vestibolo vaginale, ano). Sebbene raramente, èpossibile trasmettere il virus con il sesso orale, anche sela bocca è un ambiente poco ospitale per i ceppi geni-tali di HPV. Possono raramente verificarsi la trasmissione vertica- le (da madre infetta a feto durante il parto) o l’autoinfe-zione in altre parti del corpo. È peraltro documentata la trasmissione attraverso fo- miti (ossia per contagio indiretto attraverso oggetti inani-mati come asciugamani, biancheria intima). Sebbene nonsi sappia quanto tempo il virus viva fuori dall’organismo,si ritiene che questo tempo sia breve e pertanto una suatrasmissione per fomiti può essere possibile solo in tempiassai ristretti. La latenza dell’infezione è variabile per cui non è pos- sibile stabilire quando questa si è instaurata. Dopo un pe-riodo di incubazione che può oscillare tra 1 e 8 mesi, ilsistema immunitario dell’organismo ospite, attiva una ri-sposta difensiva che potrà tradursi in remissione clinica(guarigione dai sintomi), in malattia conclamata o persi-stenza del virus.
La maggior parte delle infezioni da HPV vengono eli- minate dall’organismo circa 9 mesi dopo l’infezione ini-ziale. In caso contrario la persona sviluppa un’infezionepersistente o ricorrente. È stato dimostrato che un’infe-zione da HPV persistente aumenta il rischio relativo di svi-luppare una lesione di alto grado.
3. Il manifestarsi di una infezione da HPV
implica necessariamente che il partner
attuale è stato infedele?

L’infezione latente e la durata lunga e sconosciuta del- l’incubazione sono due elementi che rendono impossibi-le l’incriminazione del partner sessuale.
È importante sottolineare che lo sviluppo di
lesioni genitali durante un lungo periodo di
relazione non implica necessariamente infe-
deltà
, anche se c’è una probabilità che il partner attua-
le sia anch’esso infettato.
4. Quali sono i diversi tipi di HPV?
I Papillomavirus vengono suddivisi in sottotipi a se- conda della conformazione del proprio DNA e vengonodesignati numericamente. In base alla differente capacità di indurre una tra- sformazione neoplastica, gli HPV che interessano preva-lentemente l’area anogenitale, sono stati classificati in tredifferenti categorie: • HPV a basso rischio oncogenico: Tipi 6, 11,
42, 43, 44. Questi virus sono molto spesso associati a
condilomi acuminati e qualche volta sono stati trovati as-
sociati a lesioni di basso grado (L SIL-CIN I), mentre rara-
mente sono associati a lesioni gravi o cancri invasivi.
• HPV ad alto rischio oncogenico: Tipi 16, 18,
31, 33, 35, 39, 45, 51, 56, 58, 59, 68, 73, 82.
Comunemente associati a lesioni di alto grado (H SIL-CIN2
e 3) e cancri invasivi della cervice, ano, pene e vulva.
• HPV a rischio intermedio: Tipi 26, 53, 66.
Sono stati trovati associati a lesioni di alto grado, ma ra-ramente riscontrati in carcinomi microinvasivi.
5. Come si evidenziano le lesioni da HPV?
Le verruche genitali, che interessano l’area ano-geni- tale, si presentano come lesioni confinate o possono con- fluire in placche. La sola ispezione clinica è sufficiente a dia-gnosticare la maggior parte delle verruche genitali ester-ne, e c’è una buona correlazione tra obiettività e studi isto-logici. Le verruche genitali sono frequentemente multifoca-li (una o più lesioni in un sito anatomico, per es. la vulva),o multicentriche (lesioni presenti in diversi siti anatomici,per es. il perineo e la cervice), ed è perciò importante esa-minare colposcopicamente l’intero tratto genitale inferioreprima di procedere al trattamento. Un’anoscopia è racco-mandata in uomini e donne con episodi ricorrenti di lesio-ni perianali e con una storia di rapporti anali. Clinicamente le infezioni da HPV possono essere di- • cliniche: la forma osservabile ad occhio nudo e/o
prontamente riconoscibile con le comuni metodiche dia-gnostiche (citologia o Pap test, colposcopia, biopsia mi-rata).
• subcliniche: le lesioni sono documentabili esclu-
sivamente con esame colposcopico o cervicografia, do-po applicazione di acido acetico.
• latenti: la forma evidenziabile esclusivamente me-
diante sofisticati sistemi diagnostici (HPV DNA test) in tes-suti clinicamente ed istologicamente normali. Dopo il con-tagio il virus può scomparire, vinto dalle difese dell’or-ganismo, o rimanere latente anche per lunghi periodi ditempo (è stata dimostrata la presenza di particelle viralinelle aree cutanee circostanti la lesione primaria trattata).
La permanenza del virus allo stato latente spiega le reci-dive e spiega anche la fluttuazione nel tempo della pre-senza di HPV DNA nei tessuti. Di certo la latenza del vi-rus è responsabile della ricomparsa dopo trattamento equesta latenza rende impossibile una diagnosi differen-ziale tra persistenza e reinfezione. Il contagio è quindimantenuto dalla forma latente.
6. Come si presentano le lesioni da HPV?
• A livello cervico-vaginale l’infezione da HPV
- lesioni esofitiche (condilomi floridi e micropapillari) - lesioni piane, non rilevate (condilomi piatti e punta-
to bianco)
• A livello vulvare possiamo osservare:
- condilomi floridi (piccole papule la cui superficie si
ricopre di granulazioni e digitazioni), spesso asinto-
matici, raramente associati a bruciore o prurito.
- condilomi microfloridi
- condilomi piatti
7. Che cosa è il Pap test?
A più di mezzo secolo dal suo avvento il Pap test, an- cor oggi, è quasi unanimemente considerato insostituibi-
le. L’introduzione di questo metodo diagnostico ha infatti
ridotto di circa il 75% l’incidenza del cervico-carcinoma.
Il Pap-test consiste nell’analisi citologica al microscopio
delle cellule cervicali desquamate, raccolte con una spa-
tolina di legno dall’esocollo (spatola di Ayre) e dal cana-
le cervicale con una spazzolina (cytbrush), nel corso del-
la visita ginecologica. Il materiale prelevato viene poi stri-
sciato su un vetrino. È un esame di basso costo, di sem-
plice esecuzione e trascurabile invasività, dotato di buo-
na sensibilità e specificità. Deve però essere inter-
pretato da citopatologi molto specializzati
, poi-
ché è un esame soggettivo, poco standardizzabile e con
un discreto tasso di risultati falsamente negativi (circa il
20%) legati alla presenza di fattori oscuranti (muco, bat-
teri, ecc.) o altri fattori tecnici. Inoltre, alcune anomalie ci-
tologiche secondarie a situazioni infiammatorie possono
essere erroneamente interpretate come alterazioni da
HPV, generando risultati falsamente positivi.
In diversi centri è attualmente disponibile un metodo innovativo di raccolta e conservazione delle cellule del
collo dell’utero per l’esame microscopico: il ThinPrep. Il
materiale, prelevato mediante l’apposita spatola e spaz-
zolina, viene diluito in una soluzione liquida e quindi con-
servato in un apposito barattolino; viene poi elaborato al
fine di rimuovere il materiale oscurante (muco, batteri ed
altro) ed ottenere un campione cellulare più ricco e, so-
prattutto, permettere una distribuzione più omogenea del-
la popolazione cellulare sul vetrino, evitando la presen-za di cellule aggregate o sovrapposte che potrebbero na-scondere elementi anomali. Recenti studi hanno dimostrato che il ThinPrep è su-
periore rispetto al Pap test tradizionale nell’identificazio-ne di cellule anomale e inoltre esso garantisce la possibi-lità di effettuare contestualmente altri esami, come l’HPVTesting, senza dover ripetere prelievi.
8. Come si classificano le cellule cervicali
esaminate con il Pap test

Riportiamo la terminologia attualmente usata nella classificazione delle cellule cervicali in funzione delle ca-ratteristiche morfologiche.
Sistemi di classificazione
IRR: Infection Reactive Repair (riparazione cellulare
ASC-US: atypical squamous cells of undetermined
significance (cellule squamose atipiche a significato in-determinato); è la forma più lieve di anomalia citologica.
ASC-H: ASC-high grade SIL (cellule squamose atipi-
che), non si può escludere una lesione di alto grado.
LSIL: low-grade squamous intraepithelial lesion (le-
sione intraepiteliale squamosa di basso grado), di solitoa regressione spontanea.
HSIL: high-grade squamous intraepithelial lesion (le-
sione intraepiteliale squamosa di alto grado), è l’anoma-lia non cancerosa più grave e richiede trattamento im-mediato.
Displasia: anomalie nella divisione cellulare o nel-
Discariosi: anomalia delle cellule esfoliate che col-
pisce il nucleo e non il citoplasma.
Carcinoma in situ: forma di HSIL refertata al Pap-
CIN: cervical intraepithelial neoplasia (neoplasia in-
traepiteliale cervicale), di grado I, II o III, stabilito in se-guito a prelievo bioptico ed esame istologico.
Recentemente è stato proposto di associare al Pap test tecniche per l’identificazione del DNA dell’HPV. Gli alti co-sti rendono attualmente sconsigliabile il ricorso a metodi-che di tipizzazione virale nella prevenzione primaria.
È comunque da rilevare che il Pap test non fa
diagnosi, ma serve ad evidenziare le altera-
zioni citologiche che indirizzeranno la donna
verso esami di secondo livello, come la colpo-
scopia.

9. Cosa è la colposcopia?
La colposcopia è l’osservazione del collo dell’utero con un mezzo ottico di ingrandimento ed una fonte di lu-ce che permette un’ottima osservazione del campo.
Il collo dell’utero viene deterso con una soluzione fi- siologica e toccato con altri due liquidi: il primo, l’acidoacetico, può anche bruciare un po’, è trasparente, ed evi-denzia le alterazioni virali che appariranno biancastre; ilsecondo (soluzione di lugol) è scuro, contiene iodio e, fis-sandosi alle cellule sane, colora di scuro il collo uterino adeccezione delle zone dove è presente una lesione. In ca-so di immagine patologica, si esegue una biopsia (conuna apposita pinza si prende cioè un piccolissimo fram-mento di tessuto in modo pressoché indolore o, al peggio,con un fastidio uguale ad un pizzicottino). Dal risultatoistologico si decide cosa fare.
10. Che ruolo svolge l’HPV nella genesi
di una malattia invasiva del collo dell’utero?

Il ruolo dell’infezione genitale da Human Papilloma- virus (HPV) nella genesi di una malattia invasiva della cer-vice uterina e dei suoi precursori è ben noto da anni. Re-centemente si è andata affermando l’ipotesi che tale in-fezione sia l’unico agente eziologico coinvolto nel pro-cesso oncogeno a livello cervicale.
Tale processo è favorito da molteplici cofattori, primo tra i quali il grado di capacità immunitaria dell’ospite.
La diversa evoluzione dell’infezione sarà quindi di- pendente da:
fattori legati all’ospite
abitudini sessuali (numero di partners, età al primo
rapporto, uso di contraccettivi di barriera od orali);
età (massima incidenza tra 20 e 24 anni);
immunosoppressione;
infezioni da HIV (con meccanismo di sinergismo vi-
rale);
fumo;
fattori nutrizionali (carenza di antiossidanti);
concomitante presenza di altre malattie sessual-
mente trasmesse (attivazione virale);
fattori legati al virus
sierotipo e carica virale (è stato rilevato come il ruo-
lo oncogeno dell’infezione da HPV sia direttamente
proporzionale alla carica virale ed alla persistenza
nel tempo dell’infezione genitale).
11. Il condom può impedire la trasmissione
dell’HPV?

La maggior parte delle ricerche non dimostra so- stanziali benefici nell’uso del condom nel prevenire latrasmissione del virus (il virus non si trasmette attraversoil sangue o altri fluidi, come lo sperma). Tuttavia, l’evi-denza clinica suggerisce che l’uso regolare del condomaumenta il tasso di guarigione delle lesioni cliniche e sub-cliniche e, poiché si pensa che le lesioni visibili siano tra-smesse più facilmente di quelle subcliniche, è opportunoconsigliare l’uso del condom finché le verruche non sia-no scomparse. Il condom fornisce una barriera fisica cheprotegge i più comuni siti di infezione, ma non previenetutti i contatti genitali cute-cute. L’uso del condom è tutta-via raccomandato, soprattutto con nuovi partners ses-suali, per proteggersi contro le altre malattie sessual-mente trasmesse. Poiché l’infezione viene solitamente contratta da uomini e donne giovani, i rapporti sessuali occasionalidevono essere protetti. Persone clinicamente guarite dal- l’infezione da HPV potrebbero essere dei portatori e na-scondere un’infezione latente, costituendo quindi unapossibile fonte di contagio per i partners presenti e futu-ri. Il condom, quindi, può essere uno strumento addizio-nale di prevenzione, da inserire però in un quadro ge-nerale di riduzione del rischio basato sui comportamen-ti sessuali.
12. È necessario che anche il proprio partner
sessuale sia visitato?

L’esame del partner sessuale è consigliabile, ma non indispensabile per la gestione delle verruche perché il ruo-lo della reinfezione è probabilmente minimo e, in assen-za di una terapia curativa, un trattamento che riduca latrasmissione non è realistico. Tuttavia, i partners sessualidi donne con verruche genitali possono essere visitati perstabilire la presenza di verruche genitali o altre infezionitrasmissibili sessualmente. Possono inoltre beneficiare deiconsigli sulle implicazioni di avere un partner con le ver-ruche genitali. Poiché il trattamento delle verruche genitali
probabilmente non elimina l’infezione da HPV,
le pazienti e i loro partner devono sapere che
si può rimanere infetti anche se le verruche
sono scomparse
.
13. Come si trattano le verruche genitali?
Lo scopo primario del trattamento è l’eliminazione del- le manifestazioni dell’HPV anche se spesso asintomatiche(ma possono essere dolorose o dare prurito). Il trattamento può esitare in uno stato clinicamente guarito, ma l’infezione virale sottostante può o meno per-sistere. L’eliminazione delle verruche esterne visibili puònon diminuire l’infettività, dal momento che le verruchenon rappresentano l’intera carica virale. Siti interni e trat-ti di cute clinicamente normali possono agire come ser-batoi per l’infezione da HPV. Se non trattate, le verruche possono risolversi sponta- neamente (il 20% in 6 mesi), restare inalterate, oppureaumentare in numero e dimensioni. Raramente progre-discono verso un cancro. Se le verruche non si presenta-no nell’anno seguente il trattamento, il rischio di trasmis-sione dell’HPV è basso. Oggigiorno non esiste nessun trattamento
ideale per tutte le pazienti o tutte le verruche.
Possiamo distinguere due tipi di trattamento:
• Trattamenti auto-applicanti: I trattamenti
auto-applicanti includono soluzioni chimiche che distrug-gono le verruche come la Podofillina e sostanze stimolantile difese dell’organismo: l’Imiquimod. Le pazienti devonoessere in grado di identificare e raggiungere le verruche eseguire accuratamente le istruzioni per l’applicazione. • Trattamenti effettuati direttamente dal
medico: Podofillina, Imiquimod, Crioterapia, Acido tri-
cloroacetico, Diatermocoagulazione, Laser.
Molte pazienti richiedono un iter terapeutico piuttosto che un singolo trattamento. Questo dipende da una seriedi fattori quali: le dimensioni, la morfologia e il numero diverruche, il sito anatomico, la preferenza della paziente,l’età e le abilità cognitive, l’esperienza del medico.
14. Esiste un vaccino contro l’HPV?
Nella ricerca di vaccini verso l’HPV sono state elabo- rate due diverse strategie di immunizzazione: • Creazione di un vaccino profilattico: pre-
vede l’uso di proteine virali ricombinanti del capside L1ed L2, come elementi costituenti di un vaccino a scopoprofilattico. Questa strategia si basa sulla sperimentazio-ne di vaccini efficaci contro i papillomavirus animali. • Creazione di un vaccino terapeutico: una
strategia simile è stata utilizzata per prevenire lo svilup-po di tumori in individui infettati daIl’HPV. Questi poten-ziali vaccini si basano sulle oncoproteine del virus E6 edE7. Molti esperimenti su animali hanno mostrato l’effica- cia protettiva di queste proteine nella prevenzione dellaformazione di tumori.
È già disponibile in Italia (ed anche all’AIED) un vac- cino tetravalente, preventivo, per i ceppi virali 16, 18, 6,11 (i ceppi di HPV 16-18 causano il 70% delle lesioni dialto grado del collo uterino, i ceppi 6 ed 11 causano cir-ca il 90% delle lesioni condilomatose).
Tuttavia, anche con la disponibilità del vaccino, le don- ne dovranno continuare a sottoporsi regolarmente al Paptest e, a seconda dell’età, al test HPV. Infatti:
La protezione fornita dai vaccini non è completa.
Esistono all’incirca 15 tipi di HPV che possono causare ilrestante 30% dei tumori del collo dell’utero Per essere completamente efficace il vaccino deve
essere somministrato alle giovani donne prima che di-ventino sessualmente attive. Il periodo ideale per la vac-cinazione è l’adolescenza. Le donne non sono protettedal farmaco se hanno già contratto l’infezione dai tipi vi-rali di HPV, per i quali il vaccino è stato preparato, primadella vaccinazione. Ciò indica l’importanza dell’immu-nizzazione prima della potenziale esposizione al virus”(ovvero del primo rapporto sessuale).
La strategia vincente nella prevenzione del cervico-
carcinoma, quindi, dovrà ancora per molto tempo ba-sarsi sull’effettuazione periodica (1-2 anni salvo diverseindicazioni) del Pap Test, con eventuale ricerca delI’HPV(ed identificazione del ceppo HPV se presente).
Ci preme sottolineare l’attualità del Pap Test che pur- troppo ancora oggi non viene effettuato da molte donne.
15. Cosa significa un test dell’HPV positivo?
Nelle donne di età superire ai 30 anni un ri-
sultato positivo per i tipi di DNA dell’HPV ad alto rischiosta ad indicare una potenziale infezione persistente che,in concomitanza con un risultato del Pap test borderlineo anormale, segnala che la donna corre un rischio elevatodi sviluppare una lesione di alto grado del collo uterino.
Dev’essere quindi effettuata una colposcopia.
Nelle donne di età compresa tra i 20 e i 30
anni con un HPV test positivo è opportuno ripetere il
test dopo 9 mesi. La maggior parte delle infezioni da HPV
sono transitorie nelle donne di età inferiore ai 30 anni. Se
il DNA virale non viene rilevato con il test di follow-up, l’in-
fezione si è risolta e la donna può tornare con tranquil-
lità allo screening di routine.
Ricorda dunque che:
• L’HPV è un virus molto comune
• Se le anomalie cellulari vengono rilevate

precocemente il trattamento ha successo nel
100% dei casi

• L’incubazione è lunga e di durata scono-
• L’infezione latente rende impossibile l’in-
dividuazione del partner sessuale.
• Nel caso di un risultato di HPV positivo
farsi guidare nella gestione dal proprio gine-
cologo.

Per ulteriori informazioni sull’infezione da HPV Associazione Italiana per l’Educazione Demografica SEDE CENTRALE
via Salaria 58 tel. 06.88.40.661 fax 06.85.30.11.20 www.aied.it • aied@aied.it
ELENCO DELLE SEZIONI AIED
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mazione scientifica destinato esclusivamente ai soci e alle sedi AIED

Source: http://www.aied.it/wp-content/uploads/2012/01/aied_hpv.pdf

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